L’aristocratico di Leningrado – Francesco Maria Colombo, a cura di Roberto Cucchi

“Eligo in Summum Ponteficem”, è quanto sta scritto sulla scheda elettorale dove i porporati sono tenuti a indicare il nome del loro rispettivo preferito. Il Conclave può dirsi sciolto con la fumata bianca che annuncia l’elezione del nuovo Papa.

Quando ho iniziato a leggere L’aristocratico di Leningrado, ho avuto l’immediata sensazione che una fotografia tra le sessanta -ognuna riferita ad un capitolo- che compongono il libro, avesse per l’autore un particolare valore. Qual è il fil rouge che tiene unite le storie relative all’infinità di artisti che vengono trattati?

Per quello strano meccanismo conosciuto come associazione di idee, la memoria è corsa ad un film, I due papi, dove uno strepitoso Anthony Hopkins interpreta Papa Benedetto XVI e un altrettanto straordinario Jonathan Pryce il ruolo di Papa Francesco. Due nomi illustri che da soli non sono bastati a farne una buona pellicola, ma poco ci importa. Quel che invece trovo pertinente è la scena in cui lo scrutinatore unisce le schede elettorali cucendole con un filo rosso, per poi legarle insieme e bruciarle nella stufa. Ho immaginato ognuna di queste sessanta fotografie come fosse una di quelle schede, non certo per darle alle fiamme, ma con l’intento di individuarne una in particolare che mi desse una chiara chiave di lettura. La chiave per riaprire la porta della Cappella Sistina e poter annunciare Habemus Papam.

da sinistra: Filippo Del Corno, Francesco Maria Colombo e Emilio Sala

La sensazione iniziale è stata che ognuna di queste fotografie corrispondesse ad un punto cardine -un Cardinale, appunto- che in qualche modo abbia segnato l’esistenza dell’autore fissandosi nella sua memoria fino a definirne in qualche modo la personalità. Non c’è, ogni porporato vota per sé.

Non c’è una storia su tutte che porti con sé la soluzione al mistero, bensì una sola ed unica passione che come il fuoco sacro nella stufa, arde nelle vene. Una passione che porta il nome di Arte, in tutte le sue forme, ivi compresa quella della puttana. Del resto chi più dell’arte può dirsi puttana e al contempo migliore amante? Subito pronta col suo bacio a rendere immortale chiunque, indipendentemente dalla sua estrazione sociale, dal luogo di nascita, dalla condizione fisica, psichica o economica… purché disposto a pagare il prezzo più alto: quello della vita.  Siglato il patto, l’artista è predestinato a seguire un preciso percorso dedicato, senza possibilità di scelta, invaghito, guidato dall’esclusivo incanto del faro della sua Musa. Si parla di farfalle però, non di falene, ognuna di queste vite breve, ma colorata e luminosa.

Pubblico nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini del Teatro alla Scala

Francesco Maria Colombo in quest’opera monumentale riesce a fissare con brevi racconti quel che di eterno e immortale è contenuto nell’effimero: la bellezza. Su questo varrebbe fare una digressione per meglio definire l’inafferrabile concetto di bellezza: su cosa la bellezza rappresenti per l’arte e su come l’arte abbia rappresentato la bellezza. Concetti già espressi in modo più che esaudiente da Thomas Mann (… molto ben rappresentati da Luchino Visconti nel 1971 con Morte a Venezia).

Perché l’Aristocratico di Leningrado? Davvero vogliamo svelare il nome dell’assassino?

Giovedì 14 aprile 2022 nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini del Teatro alla Scala, Gli Amici della Scala e l’Editore Ponte alle Grazie hanno presentato questa Opera ad una sala gremita di ospiti illustri. Relatori Filippo Del Corno e Emilio Sala. Presente l’autore, simpaticamente tacciato di dandismo e di snobismo. La mia personale impressione dopo aver divorato questo libro è che in realtà ci troviamo davanti ad un talento sopraffino capace di una visione obliqua e penetrante, sensibile.

Non dunque un fatto o una fotografia che definisce meglio la sua personalità, ma al contrario una personalità particolarmente attenta ad un mondo fatto di musica, arte, cinema, letteratura, fotografia e cocktail.

 Un uomo di una cultura specifica (e se vogliamo, funzionale) sterminata che si mette a servizio della divulgazione della memoria. Resta solo un dettaglio tecnico sulla rilegatura, forse un caso: il filo del capitello è rosso.

Roberto Cucchi

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